Dopo aver concluso un mandato (2011-2016) in cui, oltre alla delega alla Cultura ho seguito anche quella dell'Identità dei luoghi, per motivi strettamente personali, ho scelto di concludere in queste settimane la mia esperienza amministrativa, rinnovata a giugno 2016.
E’ stata un’avventura coinvolgente, emozionante, stimolante non solo dal punto di vista del lavoro a servizio della collettività. Se infatti da una parte la cultura e la valorizzazione della stessa sono cresciute a priorità per lo sviluppo di Rimini, dall’altra conservo come cosa preziosa la stima e l’amicizia trovate e cresciute in questi anni con il Sindaco e i miei colleghi di Giunta, nonché con il consiglio comunale e le tante persone che ho conosciuto e incontrato. Mi sento orgoglioso di essere parte di un cambiamento della città evidente e riconosciuto.
In tutto questo periodo, caratterizzato da un costante impegno su tutti i fronti del settore culturale, ho usufruito di un pieno rispetto della mia indipendenza (intendo la non appartenenza ad alcun partito o lista civica) e della mia professionalità.
Mi spingono a questa scelta solo motivi, fortunatamente ancora non gravi, di salute e il bisogno di riprendere la mia attività di artista, di ricercatore storico e di docente, quasi interamente sospese in questi anni.
Me ne vado arricchito della più intensa esperienza umana e civile che abbia avuto occasione di incontrare nella mia vita e per questo ringrazio e saluto caramente tutti.
Massimo Pulini"
La dichiarazione del sindaco, Andrea Gnassi:
“Queste parole di Massimo interpretano come meglio non si potrebbe la sua esperienza d’artista e uomo di cultura a servizio della comunità di Rimini. E un sentimento reciproco. Non sempre accade che una conoscenza, seppur di un artista raffinato, nel tempo diventi amicizia e complicità. Ricordo ancora, 7 anni e mezzo fa, il primo incontro in cui gli proposi il ruolo di assessore, e di esserlo riuscito a convincere sulla base di un progetto di città fortemente incardinato sull’orizzonte strategico e trasversale della cultura. Eravamo agli inizi. L’idea era quella di provarci, buttarsi per produrre un cambiamento fuori dagli schemi, senza alcuna demagogia, né populista né rottamazione metallica.
La visione di Massimo si è poi tradotta in opere e in un’attività nuova e in vere e proprie geniali invenzioni. Quelle in sintonia con la Rimini che cambia, in cui la ricerca di bellezza nel paesaggio quotidiano, la valorizzazione dell’arte di ogni tempo e il contestuale recupero delle proprie radici storiche, si rivelano elementi indispensabili a ogni discorso sullo sviluppo e sulla crescita presente e futura. Crescita sociale e civile proprio perché culturale nell’accezione più nobile e ampia del termine.
Massimo ha saputo rilanciare sul fronte dell’arte contemporanea, grazie soprattutto alla creazione della FAR e della Biennale del Disegno; evento quest’ultimo che ci ha messo sulla carta geografica del dibattito artistico attuale, investendo sulla ‘precarietà’ del disegno, su ‘un frattempo’ che diventava esso stesso autonoma vita e capolavoro e non anticipo di qualcos’altro che verrà. L’hardware del recupero dei contenitori culturali, della sensibilità e l’attenzione accresciute sul fronte dell’impatto estetico di ogni opera, piccola o grande che sia non importa, si è snodato parallelamente al ‘software’ singolare immesso dalla fantasia e dalla competenza di Pulini, arricchite dalla sua umanità, disponibilità e gentilezza. A Massimo, che ora esce dall’amministrazione per alimentare il suo percorso professionale e di vita, non rivolgo solo un ringraziamento ma un abbraccio sincero, caloroso, infinito. Ha dato un enorme contributo per arricchire Rimini e continuerà a darlo perché le sue ‘creazioni’, Biennale del Disegno in testa, continuano a portare relazioni internazionali e potenziali collaborazioni con i migliori istituti culturali del mondo che valgono più di qualunque lascito o eredità.
Infine una sottolineatura personale. Non voglio scivolare nella retorica, tanto più nello schema di un omaggio o un saluto. Mi è capitato spesso in questi anni di lavoro di azzardare accostamenti che non c’entrano nulla con la prassi amministrativa. Ad esempio quando, nei più disparati contesti dell’amministrazione, ho affermato il concetto che una città, le sue infrastrutture hanno bisogno di ‘plinti’ (gli elementi strutturali che sostengono, un ponte, un teatro, una fognatura) ma allo stesso tempo di ‘farfalle’. E cioè magia, sentimenti, bellezza colorata e apparentemente fragile che poi diventa roccia che non si scalfisce e forza vera. Chi può colpire una farfalla, la bellezza? Massimo ha portato questo sguardo, questa visione inconsueta e indispensabile delle cose di una città come Rimini”.