Dopo una prima fase incentrata sulla cosiddetta ‘tax compliance’, il Comune di Rimini apre una seconda fase nella lotta a evasione ed elusione tributaria: un pacchetto di misure puntuali e mirate, mix integrato di modifiche ai regolamenti comunali e azioni di controllo sinergiche con altri Enti, per andare a colpire chi evade la Tari. E’ stato presentato questa mattina dall’assessore al Bilancio Gian Luca Brasini il nuovo palinsesto di azioni messo a punto dall’Amministrazione Comunale per contrastare il fenomeno dell’evasione delle imposte comunali e che si concentra soprattutto sugli evasori ‘recidivi’, “e in particolare – sottolinea l’assessore – sui titolari e gestori di imprese e attività che si fanno gioco delle regole, che si reggono su un contesto di palese illegalità”. Grazie a un’attenta strategia di tax compliance, negli ultimi due anni (2017-2018) l’Amministrazione Comunale è riuscita a recuperare circa dieci milioni di euro di Tari non corrisposta. Oggi il piano predisposto per il recupero delle imposte non riscosse approda al suo step successivo, attraverso l’introduzione di un pacchetto di azioni trasversali che vede il coinvolgimento di vari settori dell’Amministrazione e la stretta collaborazione con Asl e Ispettorato provinciale del Lavoro. Si va da controlli discrezionali sulle attività non in regola con i pagamenti, alla revoca dei titoli abilitativi per l’occupazione del suolo pubblico, fino ad un’azione per il piano legislativo, proseguendo nell’azione parlamentare per un emendamento che impedisca il rilascio o il rinnovo della licenza di apertura a quelle attività non in regola con i versamenti. “Allo stato attuale – sottolinea Brasini - gli enti locali hanno pochi strumenti per scoraggiare l’infedeltà fiscale, fenomeno che penalizza e impoverisce le nostre comunità. Come Comune di Rimini li stiamo usando tutti, proprio per raggiungere un obiettivo d’interesse pubblico”.
Scheda
Queste le principali azioni
- iniziativa congiunta tra Comune, Asl, Ispettorato provinciale del lavoro e altri enti preposti per controlli discrezionali sulla regolarità dei pubblici esercizi e per il rispetto delle normative igienico-sanitarie. I controlli saranno effettuati a partire dalle attività che risultano nella cosiddetta “blacklist” e cioè i principali evasori Tari. La mancanza dei requisiti igienico-sanitari può essere propedeutica ad una successiva sospensione della licenza;
- inserimento nel regolamento che disciplina la gestione delle entrate tributarie di un articolo che prevede l’esclusione dalle gare pubbliche per i soggetti che non risultano essere in regola con i pagamenti dei tributi;
- modifica al regolamento Cosap che introduce il diniego, la sospensione, la revoca del titolo abilitativo rilasciato per l’occupazione del suolo pubblico per quelle attività che non sono in regola con il pagamento dei tributi;
- diniego della prevista riduzione tariffaria per le attività produttive, commerciali o di servizi che hanno schermato i contenitori della raccolta differenziata, se non sono in regola col pagamento dei tributi;
- sistema di compensazioni tra chi dovrebbe usufruire di contributi o rimborsi e non è in regola col pagamento dei tributi locali;
- sul piano legislativo, proseguire nell’azione parlamentare per la presentazione di un emendamento che preveda diniego, sospensione, revoca della licenza per chi evade i tributi locali.
I dati: recuperati 10 milioni di Tari in due anni
Il progetto di recupero dell’imposta non riscossa è entrata nel vivo nel maggio 2017, quando è stata pianificata la notificazione di tutto ciò che risultava dalle banche dati come crediti non riscossi e, contemporaneamente, è stata avviata anche la ricerca delle situazioni non conosciute al fisco, che invece usufruivano del servizio.
Dal 2017 ad oggi, quindi in soli due anni, sono state recuperate le seguenti somme:
- recupero crediti 6,7 milioni euro.
- recupero evasione 2,8 milioni euro.
L’attività prosegue secondo le procedure previste per legge per la riscossione coattiva dei tributi, cioè attraverso ingiunzioni fiscali e successive azioni cautelari ed esecutive (fermi, pignoramenti, ipoteche, espropriazioni forzate ecc.). Attraverso le ingiunzioni fiscali già notificate sono stati incassati ulteriori 525.000 mila euro.
Tutta questa attività ha consentito, pertanto, il recupero di circa 10 milioni complessivi, ma anche il miglioramento della capacità dell’ente di riscuotere il tributo alla scadenza naturale (nel 2018 sono stati incassati 658.000 euro in più alla scadenza naturale rispetto al 2016).
Analisi insolvenze Tari per categorie
Sulle insolvenze relative al 2018 (non si può ancora parlare di evasori poiché rientrano nel periodo del cosiddetto ravvedimento operoso) le principali categorie di operatori economici che non hanno pagato sono gli alberghi (28%) e a seguire i ristoranti e i bar (13%) quindi categorie fortemente influenzate dal mercato turistico, dalla volatilità delle denominazioni sociali e dalla stagionalità. Infine gli studi professionali (3%).
Recupero evasione tributi sugli immobili e imposta di soggiorno
Nel 2018 sono stati recuperati 11.400.000 di tributi, di cui 5.500.000 relativi la partita legata all’Imu sulle piattaforme (ENI), i 6.000.000 restanti sono, comunque, superiori all’anno precedente. Altrettanto impegno è stato investito nel recupero dei mancati riversamenti da parte dei gestori delle strutture ricettive dell’imposta di soggiorno versata dai turisti, che, nel 2018, ha visto l’ottenimento di risultati superiori alle aspettative: sono stati contestati 375.000 euro, di cui già pagati oltre il 65% (245.000 euro).