“La crisi di governo, oltre ad aprire una fase di instabilità che metterà ancora una volta alla prova la tenuta del nostro Paese, riduce al minimo le possibilità di evitare quel ‘fantasma’ evocato più volte negli ultimi mesi e che avrà conseguenze pesantissime per le tasche delle famiglie italiane. Per come stanno oggi le cose, il 2020 si aprirà con un doppio rincaro dell’Iva destinato a infliggere un grave colpo alla nostra economia, con un’inevitabile contrazione dei consumi. La situazione è ormai chiara da tempo: per effetto della cosiddetta ‘clausola di salvaguardia’ - che prevede l'aumento automatico di Iva e accise a fronte del fallimento degli obiettivi di bilancio - dal 1° gennaio l’aliquota ordinaria salirà dal 22 al 25,2% mentre quella ridotta dal 10 al 13%. Stando alle stime di Confcommercio, l'aumento causerà l'anno prossimo una contrazione dei consumi stimata tra gli 11 e i 18 miliardi di euro, cioè tra l'1,1 e l'1,8% della spesa complessiva. Il Sole 24 Ore nei giorni scorsi ha tradotto l’aumento delle aliquote nell’impatto sul budget famigliare: in media si parla di una spesa di 541 euro in più a famiglia. Sempre secondo le stime del quotidiano economico, i nuclei più colpiti saranno le coppie con figli (756 per chi ha due figli, 736 euro per chi ne ha più di due, 676 per chi ha un solo figlio). Una spesa ‘aggiuntiva’ all’anno che incide dunque pesantemente sul budget di una famiglia media, che senza cambiare le proprie abitudini di consumo si ritroverà con 541 euro in meno, quasi fosse una rata del mutuo o un mese d’affitto aggiuntivi.
Come sappiamo bene noi amministratori pubblici, che in fase di definizione del bilancio spesso ci rifacciamo alla gestione dell’economia famigliare, a fronte di un aumento di spesa è necessario ridurre le uscite, sacrificando qualcosa per non dover andare a toccare quelle voci fisse indispensabili, che si tratti della casa, della salute, dell’istruzione. In questa ottica, uno dei primi capitoli di spesa che le famiglie italiane andranno a ritoccare per recuperare quei 541 euro di Iva spesi in più sarà inevitabilmente la voce ‘vacanza’. Del resto tra i 550 e i 750 euro corrisponde, facendo una approssimazione, a quanto può spendere una persona che decide di spostarsi per una settimana di ferie, a Rimini come in altre zone del Paese. In altre parole, l’aumento dell’Iva sarebbe un colpo durissimo per l’intero comparto turistico italiano, per le migliaia di piccole imprese attive nel settore dell’ospitalità, dell’accoglienza e dei servizi. In questi ultimi mesi, tutte le forze politiche rappresentate nel governo e nel Parlamento hanno speso parole per allontanare questo spettro, manifestando l’intenzione di adottare correttivi in sede di manovra. Le prospettive non sono affatto incoraggianti, le strade da percorrere sono impervie e non saranno in ogni caso indolore e prive di conseguenze, ma coloro che in questo periodo convulso avranno la responsabilità di condurre il Paese, spero studieranno ogni strategia possibile per non segnare questo drammatico autogol nella porta di tutta la comunità italiana”.