Proposte che raccolgono quanto sollecitato in questi giorni e in queste settimane dai Comuni e dal tessuto socioeconomico emiliano romagnolo.
Ecco in sintesi le proposte avanzate da ANCI Emilia Romagna:
- restituzione 100% dei costi sostenuti da famiglie per servizi educativi (nidi, materne, pre-post scuola, trasporto scolastico);
- sostegno economico e finanziario a istituzioni, fondazioni culturali, teatri pubblici e sostenuti con risorse pubbliche statali, comunali e regionali;
- costituzione di un fondo speciale per investimenti strutturali nel settore turistico attraverso Stato, Cassa Depositi e Prestiti e Regioni, a favore di imprese e operatori privati, sia a fondo perduto che con fondo di controgaranzia;
- flessibilità di bilancio nel rapporto parte corrente e investimenti (rischio per i comuni di
non tenere equilibrio di bilancio, soprattutto per parte corrente); - riequilibrio sbilanci comuni da parte dello Stato per mancata riscossione imposta di
soggiorno per il 2020; - riequilibrio finanziario da parte dello Stato verso Enti Locali e Comuni per sbilancio degli
stessi comuni per minor entrate da imposte comunali e riequilibrio eventuali minori
trasferimenti da stato fondi FSC; - costituzione di un fondo crisi per Associazioni e Terzo Settore, quel mondo che gestisce gli impianti e servizi comunali, sport e cultura e giovani in primis;
- costituzione di un fondo di emergenza per imprese, con particolare attenzione al comparto turistico;
- moratoria su costi utenze di almeno 3 mesi.
“Queste sono prime proposte emerse nei comuni - è il commento di Andrea Gnassi - che saranno man mano articolate e completate anche in relazione all’evolversi della situazione e del confronto con il governo. Intanto è da rilevare che in sede di confronto tra governo, parti sociali e Regioni, l’Anci - anche su richiesta dei comuni dell’Emilia Romagna - ha avanzato la proposta di istituire un tavolo di crisi presso il MEF per monitorare e prevedere azioni su possibili sbilanci dei Comuni per minor entrate, causati, ad esempio nel caso dell’Emilia Romagna e dei comuni turistici, anche da minor entrate da tassa di soggiorno”.