Dichiarazione del sindaco di Rimini Andrea Gnassi

Ci siamo lasciati alle spalle il ponte pasquale per la nostra Riviera più anomalo di sempre.
Data di pubblicazione

Spiagge desolatamente vuote nonostante un sole quasi estivo, alberghi chiusi, serrande dei negozi ed esercizi abbassate. Una dimostrazione di responsabilità della nostra comunità, che unita ha condiviso lo spirito e osservato queste misure così stringenti. Abbiamo distorto persino la nostra natura, il nostro essere terra di relazioni, di contatti, di convivialità, di stare in giro all’aperto, avere mille attività e lavori. Un sacrificio doloroso, ma in questa tragedia epocale e mondiale - per la quale ancora si cercano vaccini, farmaci, terapie, dove ancora arrivano in diretta nelle case dati di contagi, decessi, ritorni del contagio dove sembrava esaurito - siamo disposti a sopportarlo perché mossi da un obiettivo comune: regalarci un futuro. Una ripresa, da avviare il prima possibile, che sarà sicuramente diversa, ma che potrà anche rappresentare un’opportunità per spingere su quei processi di innovazione rimandati o bloccati, da cui magari consolidarci rispetto ad altri nel mondo. L’Italia migliore, la Romagna, sono stati anche questo nella loro storia. Siamo stati colpiti e ci siamo risollevati per diventare riferimento nel mondo. Ora viviamo questo periodo di sospensione lavorando e progettando il domani; istituzioni, categorie, esperti insieme, ipotizzando scenari inediti, nonostante le incertezze e un quadro in costante mutamento.
In questa cornice sarebbe opportuno trovare una linea comune, evitare scatti in avanti tenendo bene a mente che è in ballo la salute (anche) economica del Paese e di un settore come quello del turismo che si basa sull’immateriale, su cui pesano fattori anche irrazionali. Forse è utopistico sperare di parlare con una voce sola, ma sarebbe auspicabile quantomeno evitare uscite improvvide come quella della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, nel suo invito a non programmare vacanze per la prossima stagione. Mentre Comuni, Regioni e Governo studiano bonus e incentivi per dare un impulso al turismo nostrano, mentre con gli operatori e imprenditori si studiano modalità per come riorganizzare attività, aziende e fabbriche e per proporre agli ospiti ai turisti servizi in linea con le nuove esigenze di sicurezza sanitaria e igienica, mentre si provano a ipotizzare nuove modalità di comunicazione e marketing, bastano poche parole ma pesanti come macigni, a compromettere un clima già complicato. Oggi più di ieri, chi ha ruoli di vertice e di responsabilità non può non considerare che ogni esternazione, soprattutto se non suffragata da dati certi, può avere ripercussioni su interi settori.
Non nascondiamoci dietro un dito: sappiamo che la sfida che ci attende sarà durissima, che il Covid sarà un trauma che lascerà ferite profonde, ma siamo pronti per metterci in gioco. Sul turismo vogliamo ripartire dal “dossier estate” che oggi è sul tavolo del governo, per immaginare che dopo una primavera chiusi in casa si possa tornare in spiaggia, a riscoprire i borghi, ovviamente appoggiandoci su una serie di normative e di prescrizioni dettate dalla scienza che garantiscano la sicurezza e la salute. In questa direzione va il bonus vacanza che il ministro Franceschini ha annunciato per immettere liquidità e stimolare il turismo interno, così come le proposte che stiamo costruendo con la Regione e gli operatori per una forte innovazione sul fronte ricettivo, con standard di igiene e qualità sicuri, rimodulazione degli spazi, e dei servizi turistici, puntando su servizi distanziati e food delivery in spiaggia. Molti operatori, pur immersi nel critico contesto attuale, si sono messi in moto per riuscire ad offrire ancora, pur con strumenti diversi, quell’esperienza di leggerezza e benessere di cui tutti noi sentiamo la necessità.
I nostri nonni, le nostre famiglie, la nostra storia ce l’hanno insegnato. Si può risorgere da una guerra, essere ancora leader dopo il mare scomparso con le mucillagini, tenere botta e ricominciare di fronte a crisi. Ci vorranno sostegni diretti e concreti, per il credito, liquidità, per il lavoro. Ma oggi serve anche questo: sembrerà retorica micro-regionalista, ma oggi dobbiamo attaccarci a quel dna che ci fa “essere romagnoli”, caparbi e ostinati, irriverenti, mai domi, che è un valore immateriale enorme per darci la spinta e per dire gli uni agli altri, in ogni caso e con ogni mezzo, che anche noi, come le generazioni che ci hanno preceduto, ce la faremo”.

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Ultimo aggiornamento

15/05/2023, 16:35