Con la sentenza della Corte d’Appello, il Comune di Rimini può quindi richiedere ed accertare in bilancio somme, per un totale di 2.075.566,08 euro di cui:
- 856.809,94 euro indebitamente recuperati e riconosciuti come dovuti dalla sentenza del Tribunale di Bologna;
- 984.818,98 euro per somme mai versate rispetto agli importi certificati, ma riconosciuti dalla sentenza del Corte d’appello di Bologna;
- 190.545,92 euro per gli interessi maturati dal 20 gennaio 2010 al 15 maggio 2020, calcolati al tasso legale;
- 43.391,24 euro a titolo di spese legali e rimborso contributo unificato per ricorso e appello.
Nell’eventualità di ulteriore ricorso in Cassazione da parte dei Ministeri, il Comune di Rimini farà il necessario ed adeguato accantonamento al fondo rischi contenzioso, che in questo caso dovrebbe,
comunque, essere minimo.
La vicenda che pone le sue basi vent’anni fa, con l’introduzione della possibilità per i fabbricati di categoria D (che comprende anche gli alberghi) di rivedere le proprie rendite catastali e definendo per legge che i minori imponibili derivanti dalla autodeterminazione provvisoria di tale rendite fossero compensati con corrispondente aumento dei trasferimento statali.
A causa però di una diversa interpretazione della normativa, il Comune di Rimini ha subìto una riduzione degli importi spettanti per oltre 1,8 milioni di euro (856mila euro recuperati dal Ministero perché considerati non dovuti e 984mila euro mai versati). Per questo motivo, l’Amministrazione, a fronte di un cambio di interpretazione della norma che ha finito per penalizzare il bilancio comunale, decise nel gennaio del 2010 di presentare ricorso al TAR, il quale dichiarò il difetto di giurisdizione in favore del Giudice Ordinario e, conseguentemente, proseguì con la costituzione in giudizio innanzi al Tribunale di Bologna che in primo grado nel 2016 riconobbe la bontà delle ragioni del Comune.
“Una bella notizia per Rimini e per i riminesi in un periodo difficile – sottolinea l’assessore al Bilancio Gian Luca Brasini –. Anche la Corte d’Appello ha riconosciuto le ragioni dell’ente locale, sottolineando come ogni qual volta lo Stato interviene con riforme e provvedimenti che incidono sulle entrate di un Comune preveda a titolo compensativo dei trasferimenti, per far sì che i Comuni non debbano far fronte a squilibri di bilancio improvvisi. Nei prossimi giorni invieremo formalmente al MEF la lettera con la quale chiederemo il pagamento degli oltre 2 milioni di euro riconosciuti dalle sentenze. Sono risorse che oggi più che mai diventano essenziali, per far fronte allo sbilancio dovuto alla pandemia, sul quale attendiamo dal Governo garanzie e certezze finanziarie per mantenere adeguato il livello di servizi alle famiglie e di sostegno alle imprese in questa fase delicatissima. Tanto più in una fase congiunturale come quella che stiamo vivendo, risorse che tornano nella disponibilità del Comune grazie al lavoro preziosissimo dei nostri uffici, che continuano a dimostrare grande competenza e profondo impegno. Nella stessa lettera verranno richiesti ulteriori 2.461.489,72 euro per le annualità 2010 e 2011, tenuto conto che, in base all’art. 2, d.lgs. n. 23/2011 e al d.m. 4 maggio 2012, in G.U. 25 giugno 2012, n. 146, i trasferimenti erariali in favore dei comuni previsti dalla normativa precedente venivano sostituiti da una quota unica a valere sul Fondo Sperimentale di Riequilibrio, quota a sua volta quantificata sulla base dei trasferimenti già assegnati.”.
La Corte d’Appello di Bologna, nei giorni scorsi, ha respinto il ricorso presentato dal Ministero dell’Interno e dal Ministero Economia e Finanze (MEF) contro la sentenza di primo grado che, nel giugno 2016, accolse le ragioni del Comune di Rimini, condannando i Ministeri a versare i contributi economici compensativi, per ICI immobili di categoria D, che avrebbe dovuto ricevere dallo Stato per gli anni compresi tra il 2001 e il 2009.
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