Se il rischio che intravedono in alcuni è quello di un affastellarsi delle richieste più disparate, di uno scomposto ‘assalto alla diligenza’, deve essere chiaro da subito che quel denaro dovrà servire a ‘rifare’ l’Italia nelle sue infrastrutture, piuttosto che disperdersi in infiniti rivoli episodici.
Da sindaco di una città che è meta conosciuta e frequentata ogni anno da milioni di persone, io metto come priorità quale industria strategica e sostenibile del Paese per i prossimi decenni, proprio il turismo. E quindi il sistema nazionale della logistica al primo posto tra gli interventi propedeutici alla sua promozione. Industrialmente il turismo è prima di tutto logistica. E’ la logistica a determinare flussi e arrivi. Nel momento in cui l’Italia- attraverso una nuova infrastrutturazione- dovesse connettere velocemente le sue città, con i suoi tesori con hub aeroportuali, treni integrati e strade (E45, Passante di Bologna, Corridoio Adriatico, ferro e gomma Trieste-Ferrara- Ravenna- Rimini- Bari) nei prossimi anni l’Italia incrementerà il numero dei turisti, e quindi il benessere diffuso e l’occupazione. Negli scenari di sviluppo e di ammodernamento dei sistemi di mobilità, peraltro già ipotizzati dal Ministro Dario Franceschini, si intravede chiaramente come Rimini possa diventare uno dei punti focali di un nuovo modo di spostarsi comodamente e rapidamente lungo il Paese. Una parte necessaria e decisiva di un nuovo Grand Tour d’Italie, grazie a due ‘colonne vertebrali’ su ferro che viaggiano percorrendo il Paese: la ferrovia lungo la linea costiera tirrenica e che finalmente collega il Sud e la linea che da Milano e Bologna, con l’alta velocità che arriva già a Rimini e, da qui, giù sulla direttrice Adriatica, insieme al corridoio del ferro e gomma Trieste- Ferrara- Rimini-Bari. Corridoio tirrenico da un lato, corridoio Adriatico dall’altro. Ma sarebbe troppo semplicistico pensare a due semplici linee ferroviarie. Le dorsali su ferro sono le spine dorsali di una riorganizzazione complessiva della mobilità lungo l’intera penisola, dal Nord al Sud Italia. Colonne ad alta velocità capaci di sostenere hub aeroportuali, collegamenti stradali fitti e moderni. Scendi alla stazione, e sali immediatamente sul mezzo che ti porta in albergo o in un’altra località turistica. Una politica industriale vuol dire ripensare e rigenerare tutto. Significa alta velocità da Venezia e Milano a Taranto, passando per la Riviera di Rimini, connessa ad aeroporto, con arterie viarie sicure e non rammendate. Se devo pensare di scendere all’aeroporto di Rimini per poi andare ad Assisi affrontando in auto l’attuale E45…beh, non è proprio questa l’infrastrutturazione che mi immagino. Non solo. Se da Milano a Rimini una fitta rete di alta velocità giornaliera mi collega in un’ora e 40 minuti, miscelato allo smart working, può volere dire che molte professioni, molte persone, molte aziende vorranno e potranno scegliere di trasferirsi permanentemente a Rimini. Il Covid ha accelerato processi urbani nella direzione di rigenerazioni sostenibili, fortemente connotate da natura, benessere, spazi sicuri, alta qualità della vita. Sono i processi attivati a Rimini in questi anni e ormai in fase di conclusione. Con la dorsale adriatica, con una nuova capacità di muoversi in tempi brevi lungo l’Italia, Rimini e la riviera romagnola, saranno connessi in tempo reale al mondo.
Scuola e sanità sono, a mio parere, le altre due priorità infrastrutturali sulle quali dovrebbero essere investite le risorse del Recovery Fund. In particolare per il primo elemento: sarebbe infatti fattibile e a questo punto obbligatorio riqualificare radicalmente il patrimonio dell’edilizia scolastica in ogni città, costruendo nuove scuole anche in funzione di rigenerare socialmente le parti del territorio più marginali. L’esempio è la scuola di Villaggio Primo Maggio, diventata anche centro di quartiere e luogo di relazione diffusa anche oltre l’orario scolastico vero e proprio.”.