Il Piedibus non ha paura e riparte con 200 bimbi in 9 plessi. La storia di Tiziana, volontaria dal 2008:” la gioia dei bimbi, quella sì che è contagiosa”

Anche quest’anno è partito, per il dodicesimo anno consecutivo, il servizio di Piedibus nelle scuole riminesi, con nuove linee guida aggiornate, in linea con le indicazioni nazionali per la prevenzione della diffusione del Covid.
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“Una partenza – spiega Mattia Morolli, assessore ai servizi educativi del Comune di Rimini - che ha risentito delle novità normative in termini di sicurezza e distanziamento, ma che conta già 200 bimbi, 9 plessi scolastici e 11 linee, destinati a crescere già nel corso delle prossime settimane. Il dato più importante è che nessuno degli anziani volontari ha voluto far mancare il proprio impegno, facendosi trovare tutti pronti e disponibili anche per l’anno scolastico in corso. A loro va non solo il mio ringraziamento personale ma anche quello della scuola, delle famiglie e di tutta la comunità riminese”.

Tra le volontarie che dal 2008 non si sono perse nemmeno un anno di “servizio” c’è Tiziana Fabbri - anima e coordinatrice dei volontari pensionati che gestiscono il servizio per il Comune di Rimini attraverso l’associazione Anteas Rimini a.p.s., che ci racconta così la sua esperienza, le motivazioni, le piccole e grandi gioie di ogni mattina, quando scende in strada per accompagnare a scuola tanti piccoli studenti riminesi.

“Sono in pensione da venti anni – spiega Tiziana Fabbri – ma non mi sono mai fermata e non lo farò nemmeno quest’anno, nonostante l’emergenza sanitaria. Non ho mai pensato all’eventualità di saltare un anno, sono consapevole dei rischi, certamente, ma lo sono di più della bontà e della necessità del nostro lavoro”.

Come l’hanno presa a casa?

“Certo, inizialmente hanno provato a farmi desistere, ma poi si sono rassegnati perché conoscono che le mie motivazioni, che sono più forti di ogni paura. Non solo le mie, a dire il vero, perché nessun dei 30 volontari del piedi bus (tutti sopra i sessantacinque anni, la grandissima maggioranza oltre i 70 anni) ha fatto un passo indietro, nonostante la nostra sia una fascia di età considerata più a rischio. Non c’è solo una motivazione personale, abbiamo la consapevolezza che con il nostro aiuto diamo un segnale, anche simbolico, di speranza e fiducia alle famiglie, alla società, ai bimbi”.

E le famiglie? Hanno paura? Si fidano?

“Le famiglie sono le prime a informarsi e, laddove siamo in ritardo con la partenza della linea, a chiederci aggiornamenti continui. Non ho notato particolari cambiamenti nell’atteggiamento, se non una comprensibile attenzione in più alle raccomandazioni sulle regole di distanziamento. La grande soddisfazione di questo impegno è che vediamo crescere anno dopo anno le richieste grazie al passaparola delle famiglie e dei bimbi. Sono proprio i più piccoli che, parlando fra loro, fanno crescere la curiosità e la domanda da parte delle famiglie”.

Cosa cambia quest’anno nel percorso che fate ogni giorno?

“Abbiamo sviluppato insieme al Comune linee guida nuove nel rispetto delle normative nazionali. Un esempio concreto è che i bimbi camminano in fila indiana, senza toccarsi e ad un metro di distanza, mentre l’anno scorso potevano tenersi tutti per mano (quest’anno è permesso solo ai fratelli). Oppure, noi volontari ci siamo dotati di fischietto, che usiamo al posto del consueto “urlo” per richiamare l’attenzione dei piccoli. Ognuno di noi è ovviamente dotato di mascherina e anche di uno specifico set di sanificazione giornaliero. Ci sono più complicazioni pratiche, perchè ogni scuola ha dovuto  aumentare i cancelli o le porte degli ingressi, in ottemperanza alle norme. Ma sono piccoli cambiamenti, perché da dodici anni quello che non è mai cambiato è lo spirito del servizio, e l’atteggiamento dei più piccoli”.

A proposito, cosa dicono i più piccoli?

“Cambiano le generazioni ma loro sono sempre gli stessi, nel gruppo del Piedibus tutti i bimbi diventano uguali. Sono molto rispettosi delle nuove regole e stanno ad ascoltare, si divertono ma sanno che si tratta di un momento scolastico a tutti gli effetti. Soffrono un po’, come nelle classi, del distanziamento, ma si abituano più in fretta di noi grandi”.

Che rapporto avete con le insegnanti e con le scuole?

“Proprio ieri mi ha chiamato una insegnante appena andata in pensione per chiedermi di entrare a far parte dei volontari del Piedibus. Lo stesso ci è capitato e ci sta capitando con altro personale scolastico. Ecco, questo spiega meglio di tante parole il nostro rapporto con le insegnanti e con le scuole con cui collaboriamo”.

Qualche ricordo paricolare che si porta dentro?

“La gioia intensa, la mattina presto, nel vedere la trasformazione di bimbi che, arrivati un po’ corrucciati e con gli occhi gonfi di sonno, diventano subito gioiosi e vogliosi di entrare a scuola con i propri amici. I più piccoli ci riempiono di disegni, quelli più grandi ci portano a fine anno dei fiori per ringraziarci. Sono gioie enormi per noi volontari”.

Dopo dodici anni, cosa la spinge ogni giorno, anche con freddo e pioggia, a guidare il Piedibus?

“L’amore per la mia città, il senso civico di sentirsi parte attiva della mia comunità, la soddisfazione nel dare qualcosa dopo aver ricevuto tanto. Pensi che dopo tanti anni capita di incrociare qualche bimbo, diventato ormai ragazzo, che mi ferma per salutarmi. Il loro entusiasmo è la migliore motivazione, che non conosce freddo, pioggia e nebbia. Ecco, la gioia dei bimbi, quella sì che è contagiosa”.

(Immagini di archivio)

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Ultimo aggiornamento

15/05/2023, 16:33