Dall’ufficio teatro a quello di igiene pubblica, Angela Mesisca è una delle tre dipendenti del Comune di Rimini a rispondere presente all’appello inviato dal Sindaco Gnassi, e dall’assessore al personale Gloria Lisi, per aiutare l’Ausl in questo periodo di grande emergenza, non solo sanitaria, ma anche organizzativa.
“L’ufficio teatro, in cui lavoro” – spiega Angela ”non è ovviamente a pieno regime, vista l’interruzione delle stagioni teatrali e degli eventi. Ho pensato allora che potevo provare questa nuova esperienza all’ausl senza lasciare carichi di lavoro eccessivi ai miei colleghi. Una volta avute queste rassicurazioni non ci ho pensato un attimo, e ho dato la mia disponibilità”.
Di cosa ti occupi in Ausl?
“Lavoro nel cuore amministrativo e logistico del contrasto al covid, l’ufficio igiene. Ho iniziato il 30 novembre e sarò in via Coriano almeno fino al 6 gennaio, ma ho già la mia disponibilità per un eventuale prolungamento. Raccolgo le telefonate dei cittadini e organizzo la raccolta dei loro dati su fogli excel. Aiuto nell’organizzazione dei turni dei medici e degli infermieri per il controllo e le visite domiciliari e nelle strutture domiciliari, come ad esempio le rsa. Non ci pensiamo mai, ma dietro al lavoro sanitario, anche quello amministrativo ha subito un acceleramento impensabile, e il personale è sotto pressione. C’era bisogno di essere operativi da subito, per cui dopo qualche incontro, sono partita con il mio lavoro nell’ufficio igiene pubblica. Ogni giorno è una lotta perché i casi e le priorità cambiano continuamente. Ho trovato uffici organizzati molto bene, ma che lavorano ad un ritmo ed una intensità così elevata da rendere necessario un ricambio”.
Come cambia la percezione dell’emergenza, lavorandoci in prima linea?
“Lo ripeto, non sono un sanitario, ma anche gli amministrativi sono impegnati come loro in prima fila. Un esempio? Passano anche da me l’organizzazione di tante visite domiciliari, caso diversissimi, che nel mio caso sono già andati da una bimba di un anno fino a un centenario. Quando sei fuori da questi uffici è diverso, qui parli con i famigliari, respiri le paure, tocchi con mano il coraggio, partecipi alle tensioni emotive. Provo anche io stati emotivi contrastanti. Cogli gli estremi, dai più giovani che tendono a vivere con insofferenza le imposizioni, agli anziani che invece vivono nella paura. Vedo la vestizione di medici e infermieri che partono per le visite, un conto è leggerlo sul giornale, un conto è viverlo di persona”
Che clima hai trovato?
“Non solo professionisti capaci, ma anche grande etica e sensibilità. Persone che da mesi vivono ritmi di lavoro impressionanti, che conoscono il valore del loro impegno e sacrificano ferie e tempo in famiglia. Nell’emergenza gli infermieri si sono dovuti inventare anche amministrativi, ora possono contare su di me, che li aiuto in ambiti per loro più difficili. C’è grande disponibilità da parte di tutti, e una sensibilità che fa andare oltre al dovere professionale”.
Qualche esempio?
“Quando sono arrivata in ufficio, questa mattina ,ho notato qualcosa di diverso nelle divise delle infermiere occupate nel prendere i tamponi ai bimbi delle elementari. Non capivo, poi mi sono avvicinata e ho visto che avevano in testa delle corna di renna natalizie. Sono gesti che valgono più di mille parole, non ti chiede nessuno di farlo, partono dal cuore. I bimbi più piccoli soffrono questo momento, e alcune di loro si sono prese anche dei calci da parte di quelli più impauriti. Gesti così contribuiscono a stemperare un po' la tensione e a strappare qualche sorriso”.
Come hanno preso la sua scelta in ufficio e a casa?
“In ufficio, mi ripeto, mi sono premurata di non appesantire il lavoro di nessuno, per cui non ho avuto nessun problema. A casa mi sostengono, pensano come me che sia non solo un bel modo per aiutare la nostra città in un momento così difficile, ma anche una esperienza umana e lavorativa nuova”.
Pronta a tornare in teatro?
“Certo, quello è il mio lavoro, e continuo a tenere i contatti con i colleghi. Però ho dato la mia disponibilità per continuare all’ufficio igiene anche oltre il 6 gennaio, o fino a che ci sarà bisogno. La speranza è che inizino a calare i carichi di lavoro, ma se c’è bisogno non mi tiro indietro, io ci sono”.
La soddisfazione più grande?
“Prima del mio arrivo si organizzavano turni e visite, se andava bene, per il giorno dopo, perché non c’erano margini per una programmazione, neanche minima. Oggi (il 7 dicembre) ho invece chiuso i turni da qui fino al 10 dicembre. Abbiamo velocizzato contatti e logistica, guadagnato giorni di lavoro, liberando personale per altre attività, migliorando qualità del servizio e anche il morale. Senza dubbio, una scelta che rifarei”.
Il progetto del Comune di Rimini
Angela è una dei tre dipendenti del Comune di Rimini già a disposizione dell’Azienda sanitaria a supporto del contrasto del Covid-19, affiancando il personale del Dipartimento di Igiene pubblica nella fondamentale attività di contact tracing. Altri hanno dato la disponibilità.
L’invito è stato lanciato un mese fa dal sindaco Andrea Gnassi e dalla vicesindaco Gloria Lisi , rivolto al personale dell’Amministrazione e in particolare ai dipendenti assegnati a quegli uffici che, a causa dell’emergenza sanitaria, hanno visto una riduzione dell’attività ordinaria. Raccogliendo una richiesta della direzione generale dell’Ausl Romagna, l’Amministrazione ha quindi sondato la disponibilità dei dipendenti a dedicarsi in questa fase di emergenza al lavoro di tracciamento dei contatti dei soggetti positivi al virus Covid-19, attività che sta richiedendo un enorme sforzo di risorse umane da parte dell’Ausl.
“l’attività del tracciamento completo dei contatti e dei tamponi è diventata sempre più impegnativa e complicata - è il commento del vicesindaco Gloria Lisi – abbiamo quindi accolto immediatamente la richiesta di collaborazione della Direzione sanitaria dell’Ausl e a stretto giro sono arrivate le prime conferme da parte dei nostri dipendenti. A loro va il ringraziamento dell’Amministrazione per aver capito quanto il momento sia delicato e quanto sia decisivo mettere le proprie competenze a servizio della salute della comunità. La storia di Angela e’ il segno di una città che può e vuole fare squadra attraverso le sue componenti – istituzioni, sanità, cittadini - per far fronte ad un nemico a cui possiamo tenere testa solo se ognuno fa la propria parte”.