Nonostante gli effetti di una pandemia che colpisce relazioni, viaggi, turismo, la provincia di Rimini e la sua architettura socioeconomica reggono l’urto, restano se stesse, con i loro punti di forza e criticità.
La graduatoria del quotidiano economico, aggiornata nei suoi contenuti in considerazione degli sconvolgimenti legati all’emergenza sanitaria, ci restituisce la fotografia di un territorio provinciale che nonostante tutto non perde le sue caratteristiche: la leadership nel tempo libero, grazie all’offerta culturale, il percorso di attenzione verso l’ambiente e la sostenibilità, che colloca Rimini tra le città capoluogo più virtuose e in crescita in Italia, e ancora quel dinamismo economico che contraddistingue da sempre la nostra terra, rappresentato dal numero di iscrizione di nuove imprese (12°), di start up innovative (8°), così come il dato sui depositi bancari (12°).
E’ evidente però che sono proprio le nostre caratteristiche ad avere reso la nostra provincia tra le più esposte all’uragano Covid. La pandemia ci ha ferito nel profondo. Ci ha segnato durante la prima ondata, nel picco della scorsa primavera, costringendoci a scelte sofferte e inevitabili, con restrizioni severe e difficili per cercare di contenere l’emergenza, per garantire il funzionamento del sistema sanitario. E soprattutto ha scosso la nostra struttura con un impatto più profondo rispetto ad altri territori, proprio per la particolarità del nostro tessuto, fondata su turismo, relazioni, mobilità fisica e sociale, impresa e servizi. Esemplare in questo senso il dato sulla contrazione del PIL causa Covid dove la provincia di Rimini è penultima, precedendo solo Milano oppure l'effetto della pandemia sugli avvenimenti sportivi dove primeggiavamo fino allo scorso anno e dove oggi, causa lockdown e successivi provvedimenti, siano 102esimi.
Sono fotografie che fissano un problema vero. Sono dati che confermano quanto già emerso anche dalle rilevazioni di Unioncamere, che evidenziano come sono le aree a più alta vocazione di servizi alle imprese e alle persone, le aree ad alta vocazione turistica, quelle su cui maggiormente il Covid ha infierito e con ripercussioni anche a medio termine. Ed è per queste ragioni che sin da subito sia al Governo sia alla Regione abbiamo posto il tema della straordinarietà della situazione dei 25 Comuni che compongono il territorio riminese, chiedendo progetti e sostegni speciali per chi più di altri ha subìto le conseguenze della pandemia.
Niente sarà più come prima e le conseguenze del Covid non si esauriranno nel giro di poco. Non è un incidente di percorso, ma un cambio di passo della Storia. Vogliamo e dobbiamo prepararci alla ripartenza, guardando con ottimismo alla più grande campagna di vaccinazione nazionale che il Paese si appresta a mettere in piedi e confidando in una gestione attenta dei fondi del recovery plan. E Rimini sarà pronta. E lo sarà più di altre perché ha anticipato quei processi di cambiamento che il Covid ha reso necessari e che tutte le città dopo il Covid saranno chiamate a fare. I 16 km di lungomare, l’investimento sull’ambiente, sulla mobilità sostenibile, porteranno Rimini in un triennio, ad essere 10 anni avanti a qualsiasi destinazione turistica italiana, grazie alle scelte che abbiamo avuto il coraggio di fare”.