“La candidatura coglie il tempo esatto della maturità di Rimini come capitale della cultura. Questo in virtù degli interventi fatti dall’inizio del terzo millennio sul fronte del recupero di contenitori e ragioni artistiche e creative nelle dinamiche dello sviluppo e della crescita della comunità. Questo in virtù della spinta propulsiva degli ultimi anni in ordine a una visione di futuro di Rimini in cui la cultura è protagonista di una discussione e di un dibattito ‘popolari’. Non si tratta solo di teatro Galli, di piazza sull’acqua, dei due nuovi musei realizzati o in avanzata fase di realizzazione. Si tratta di qualcosa di più. È l’idea, ormai condivisa, che la cultura sia parte del nostro destino di comunità. Non più la discussione sulla modalità progettuale di restauro di un teatro, ma sulle articolazioni della cultura, sia come fonte di appartenenza civica e educativa che come produzione. Se siamo usciti o stiamo uscendo dal perimetro di ‘città senza alcuna memoria’ lo dobbiamo alla crescita di consapevolezza di essere tornati a interpretare il ruolo di città contemporanea”.
Così il sindaco di Rimini Andrea Gnassi ha introdotto la scelta di candidare la città di Rimini al titolo di Capitale italiana della cultura 2024, un percorso iniziato ufficialmente questa mattina, dal Teatro Galli, uno dei luoghi simbolo della rinascita culturale della città. Una presentazione per la stampa coordinata dal direttore del Tgr Rai Giorgio Tonelli, il primo a lanciare l’idea di proporre “Rimini capitale”, un’idea che “ha avuto un richiamo e ha raccolto un interesse e un entusiasmo tali che mi ha colpito. C’è una convinzione diffusa che Rimini possa farcela, perché abbiamo un’energia in più”.
“Rimini ora interpreta al meglio il suo ruolo storico di luogo contemporaneo – ha proseguito il sindaco Gnassi nel suo intervento introduttivo - Anche lessicalmente pare una contraddizione - storico, contemporaneo - ma questo cozzo configura l’eccezionalità di questa città e l’opportunità unica di aprire una nuova frontiera nel concetto stesso di cultura che verrebbe data al Paese in caso di assegnazione di capitale. Pensiamo in questo senso a Rimini: convivono il teatro verdiano in cui siamo e gli avamposti di tendenza nati in una discoteca come lo Slego e ii Paradiso; il bianco marmoreo del tempio di Leon Battista Alberti con le immagini fotografiche in stranianti bianchi e neri di dropout di Marco Pesaresi; Fellini e una favola moderna come l’Isola delle Rose; il Trecento riminese e il mondo della notte; Ariminum e i suoi monumenti con il teutonen grill; l’Arco d’Augusto accostato alle irriverenti immagini di Maurizio Cattelan. Rimini è sempre stata contemporanea a se stessa. E la sua seria e determinata candidatura a capitale italiana della cultura è in ragione del suo provincialismo e dei suoi eccessi metropolitani nello stesso tempo. La contraddizione è patrimonio della persona. Non abbiamo mai nascosto i nostri difetti: la perfezione non è di questo mondo e comunque è nemica del bene. Ma proprio la persona è l’elemento che ci fa essere ottimisti sull’assegnazione. Rimini otterrà la candidatura perché ha costruito una città dove la cultura non è una serie di monumenti, splendide architetture. Ma è la sedimentazione dell’uomo nei diversi secoli, delle sue aspirazioni, della sua creatività, dei suoi errori in ogni epoca, contemporaneo costantemente a sé stesso. Poi quelle contraddizioni diventano tradizione. E cultura. Rimini non è come le altre città. È qualcosa di diverso. Ed è con questa diversità che ci presentiamo pronti alla candidatura a capitale italiana della cultura. Tutti assieme”.
“La multiculturalità è nel dna di Rimini – le parole del Vescovo di Rimini Francesco Lambiasi – Se rileggiamo la storia di Rimini in maniera diacronica vediamo che è una città che ha imparato a rinascere continuamente, che ha un capitale di umanità e di umanesimo. Indico tre simboli: il ponte di Tiberio, il luogo di incontro; l’arco d’Augusto, che da arco di trionfo è diventato porta della città, una porta aperta a tutti, sempre. Infine il Tempio Malatestiano, da qui nasce l’umanesimo cristiano. La multiculturalità può diventare interculturalità, un lievito di futuro per la città”.
In rappresentanza della Provincia di Rimini, è intervenuta il sindaco di Santarcangelo Alice Parma, che sottolineato come questa candidatura coinvolga “l’intero territorio, tutti i comuni con le loro peculiarità possono dare il contributo in questo percorso. Una candidatura che rappresenta una risposta alla pandemia, l’obiettivo verso cui traguardare le nostre città; che porterà ad una rilettura urbanistica e sociologica in chiave culturale, partendo dalla capacità di innovazione dei nostri territori. È una grande occasione per Rimini e in questa parola sono racchiusi tutti i 23 comuni”.
“Sono qui per annunciare e confermare l’appoggio pieno che la Regione Emilia Romagna dà a questa candidatura – ha commentato l’assessore regionale alla Cultura Mauro Felicori - C’è un passaggio dell’intervento del Sindaco che a mio modo di vedere racchiude la sintesi e la chiave di questo percorso: noi non siamo una provincia che cerca un riconoscimento, non cerchiamo un compiacimento, ma abbiamo delle ambizioni. Dove ‘ambizione’ è l’ultima delle parole che sono state associate alla nozione della città culturale sull’esempio del caso di Barcellona negli anni Novanta, quando fu fatto un patto politico per ridisegnare il territorio a partire dalla cultura. Una città non è una vera città, non è globale, se non è una città culturale. La nostra regione ha la fortuna di avere una città ambiziosa in questo senso, una città sfidante come Rimini che è una ricchezza per tutto il territorio e pertanto noi sosteniamo questa candidatura che ha tutte le carte in regola per affrontare questo percorso. Una candidatura che si vince solo se diventa un’occasione di scoperta di sé”.
A chiudere la conferenza stampa gli interventi di due Sigismondo d’oro, riconoscimento cittadino assegnato ai riminesi che con la loro attività onorano la città. Sono stati chiamati simbolicamente ad intervenire il 'Sigismondo' più anziano, Piero Meldini, e il più giovane, la 18enne Federica Guidi, volontaria del Festival "Mare di Libri".
“Rimini anticipa un futuro, multiculturale e pluriculturale – spiega Piero Meldini nel contributo video - Rimini è una città complessa e dalle mille culture: c’è la cultura dell’ospitalità, la cultura del buon vivere, la cultura del cibo, la cultura della cura del corpo e della salute, la cultura del divertimento, la cultura identitaria e del territorio. Soprattutto negli ultimi anni, Rimini è riuscita ad evolversi dalla monocultura del turismo. Rimini non è Miami, non è Las Vegas, è una città che ha più di duemila anni, che è già stata una capitale della cultura con Sigismondo Pandolfo Malatesta, centro di attrazione di artisti e intellettuali. Rimini è capitale dell’immaginario. Un immaginario stratificato, che comprende l’immaginario balneare, della notte ed inevitabilmente, l’immaginario felliniano. Rimini produce l’immaginario di Fellini e dall’immaginario di Fellini viene contaminata. Ecco perché credo che Rimini abbia tutte le carte in regole per concorrere a capitale della cultura 2024”.
“Non posso dire di aver visto questa città nascere – racconta prendendo la parola per Mare di Libri Federica Guidi – ma posso fermamente dire che ho visto questa città cambiare ed evolversi. I nostri occhi si erano ormai abituati a non vedere, tra continui cantieri e segnali di deviazione, ma proprio adesso, nel momento più stazionario che abbiamo mai vissuto, Rimini compie la sua metamorfosi. A poco a poco le meraviglie che sono state nascoste sono risalite a galla e ciò ha reso finalmente possibile capire il senso di questo lungo periodo di transizione. Rimini l’ha fatto per i suoi cittadini, per i suoi ragazzi, per i suoi turisti. Per permettere ad ognuno di noi di camminare per i suoi vicoli ed incontrare ogni volta qualcosa di nuovo. Rimini l’ha fatto per il suo futuro. Oggi è solo l’inizio di un percorso che finalmente guarda al futuro, nella speranza di riuscire il prima possibile a ripopolare questi teatri e queste piazze, con nuove risate e nuove passioni. Come Associazione Mare di Libri sosterremo il Comune di Rimini durante l’intera candidatura perché crediamo fortemente nel suo potenziale e siamo certi non esista luogo migliore per costruire un futuro giovanile e rivoluzionario”.
Il riconoscimento di Capitale italiana della cultura
Il riconoscimento di Capitale italiana della cultura è stato istituito nel 2014 con gli obiettivi di sostenere, incoraggiare e valorizzare la capacità progettuale e attuativa delle città, per promuovere il valore della leva culturale per la coesione sociale, l’integrazione, la creatività, l’innovazione, la crescita e lo sviluppo economico. Nel 2015 il titolo fu assegnato alle Città di Cagliari, Lecce, Perugia, Ravenna e Siena; nel 2016 a Mantova e a seguire Pistoia, Palermo. Parma 2020 è stata prorogata al 2021 dal Dl Rilancio, che ha anche stabilito di conferire il titolo 2023, in via straordinaria, alle città di Bergamo e Brescia, zone tra le più colpite dall'emergenza COVID.
La procedura prevede l’uscita di un apposito Bando Ministeriale che stabilirà il termine entro cui le città che intendono candidarsi al titolo devono presentare una manifestazione scritta di interesse. Con lo stesso bando sono fissate le linee guida per il conferimento del titolo. Dopo aver presentato la manifestazione di interesse, scatta la seconda fase che richiede la presentazione da parte della città candidata di un ‘dossier’ che sarà poi valutato da una giura, che selezionerà i dieci migliori progetti. Le città che compongono questa short list saranno chiamate a presentare i loro dossier in audizioni pubbliche, al termine delle quali la giuria indicherà al Ministro il progetto di candidatura più idoneo alla designazione di “Capitale italiana della cultura”. Il titolo sarà poi attribuito da parte del Consiglio dei ministri.