Una presenza costante che le è valso il titolo di ‘sindaco del Borgo’, con quella fascia consegnatale in forma ufficiale in piazza in occasione della festa del Borgo Sant’Andrea. Una fascia che sfoggiava con orgoglio e ironia, che indossava ridendo e fiera, con il suo immancabile sorriso durante i ‘momenti ufficiali’, come in occasione dei festeggiamenti per le sue novanta primavere, nel luglio del 2019. La scorsa notte il borgo Mazzini ha perso la sua prima cittadina, Isotta Frisoni, punto di riferimento per generazioni di borghigiani e conosciuta in tutta la città.
“Un borgo che ha amato profondamente dal primo all’ultimo giorno – ricorda il sindaco Andrea Gnassi – che ha contribuito a far crescere, che ha animato, che ha difeso, grazie alla sua inesauribile voglia di fare, alla sua contagiosa allegria e soprattutto con la tenacia tipica di quella generazione di donne e di uomini che ha la pelle segnata da tante cicatrici, ma che proprio per questo si aggrappa alla vita con passione e senza mai tirarsi indietro.
Fervente ‘mazziniana’, fede ereditata dal padre storico scultore (e orgogliosa della foto originale dei mazziniani riminesi fatta al Borgo), non c’era momento della vita della ‘sua’ comunità in cui lei non ci fosse, dalla presenza quotidiana a piedi o con la sua bicicletta, fino alle feste del Borgo di cui oggi siamo forzatamente privati e che servono a ricordarci da dove veniamo. Una donna sincera e garbata, ben voluta da tutti, una donna che ha vissuto pienamente il Novecento e l’inizio del nuovo millennio sempre con lo sguardo avanti.
Isotta per me era, è, il simbolo di cosa significhi vivere il presente restando fedeli alle proprie radici. E grazie a donne e persone come Isotta che sentiamo di appartenere, che sentiamo da dove veniamo. E anche un po’ le cose che contano. La sua presenza, la sua generosità, le sue battute in dialetto, per strada, in una festa, in un’iniziativa di volontariato. Parlavamo, le chiedevo, ascoltavo. I bombardamenti, i morti in via Montefeltro, gli operai alla fornace, i nuovi lavori della città (e ultimamente i disagi per quelli delle fogne, "lì dré, in via Melozzo da Forlì"). Una memoria orale preziosa, che ci mancherà. Che ci ha insegnato.
“Lò, e su bà, lêa…”. Storie di uomini e donne della nostra città, delle cose che sai di lei, di un borgo. Tra queste, una a cui teneva che ha voluto regalarmi. “La tu nona. La faseva la modista. E i tù ì aveva na butega. Dop la guera, lêa la cipasôe a brusè i quaderni ndov la zeinta la sgneva parché i n’aveva un french da paghè. Arcordte enca te ades a la povera zeinta”.
Ciao Isotta, ti abbracciamo tutti, ci mancherai. Tu che anche nei momenti dure che hai attraversato in questi anni sei stata un punto di riferimento per tutti, dai quasi coetanei ai ‘nuovi’ concittadini. Ti arrivi forte il mio abbraccio, che allargo a nome dell’Amministrazione Comunale alle figlie Paola e Franca e a tutti coloro, tantissimi, che ti porteranno nel cuore”.