Dichiarazione dell’Amministrazione comunale di Rimini

“Nei giorni scorsi, Legambiente ha presentato al Governo Italiano le sue proposte/contributo per il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). In buona sostanza, le priorità entro il cui perimetro il Paese dovrebbe investire i fondi straordinari europei del Next Generation.
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Legambiente indica anche i parchi eolici in Sicilia, in Sardegna, in Adriatico. ‘All’Italia il mare non manca- scrive l’associazione ambientalista sui propri canali di comunicazione- e sono stati già presentati alcuni progetti. Nel Canale di Sicilia tra la Tunisia e la zona siciliana tra Mazara del Vallo e Trapani, a oltre 60 km dalla costa, è previsto un impianto per 2,9 GW per un investimento da 9 miliardi di euro, in grado di produrre energia elettrica per 3,4 milioni di famiglie. In Sardegna, nel tratto di mare tra Portoscuso e Carloforte a 35 km dalla costa, è previsto un parco eolico innovativo galleggiante per complessivi 504 MW con un investimento di circa 1,4 miliardi di euro, in grado di produrre energia elettrica per circa 650 mila utenze. Per il tratto di mare antistante i comuni di Rimini, Riccione, Misano Adriatico e Cattolica è stata presentata un’istanza per ottenere la concessione demaniale di un’area marina di 114 km, distante dalla costa tra i 10 e i 22 km, per realizzare una centrale eolica offshore di 330 MW di potenza. I parchi eolici off shore dovranno moltiplicarsi e integrarsi con sistemi di accumulo e impianti per la produzione di idrogeno rinnovabile, da realizzare a terra in aree dismesse o da bonificare. Le operazioni di assemblaggio, manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti eolici a mare permetteranno anche di riconvertire le attività produttive e i posti di lavoro nei porti oggi a servizio della filiera di estrazione e movimentazione degli idrocarburi, a partire da Ravenna, Augusta (Sr) e Taranto.”. 

Un paio di riflessioni su questa analisi. La prima: proprio l’elencazione sintetica dei progetti di eolico in Italia mette in luce l’anomalia di quello riminese. Lette le distanze (60 km in Sicilia…), più che ‘sotto costa’ per quello riminese si dovrebbe parlare di impianto ‘sotto sotto sotto costa’… Si ricorda ancora una volta che l’articolo 9 della Costituzione recita ‘La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione’.   

La seconda: Legambiente dovrebbe aggiungere nel documento presentato al Governo che l’istanza presentata per ottenere la concessione demaniale, è stata respinta dai Comuni interessati, a partire da quello di Rimini. 

Il tessuto sociale e economico locale, e quello associativo, basti pensare al grande lavoro che sta facendo l’Associazione ‘Basta Plastica in Mare’ per sostenere le ragioni della tutela della costa adriatica, si è già espresso in merito a un progetto che giudica sbagliato, invasivo, per nulla in linea con l’ecosistema in cui dovrebbe essere calato. È una questione che va ben oltre la ‘minimizzazione estetica’. Nell’Europa che è già avanti anni luce nella discussione sugli impianti eolici, quello che è stato proposto per Rimini appartiene a una stagione differente. Abbiamo bisogno di terra e di sogno, di coste di mare, abbiamo bisogno che la green economy non sia la vocazione in cui rifugiarsi dietro i dibattiti, ma sia applicata sul campo. Non ci vuole la scienza a dimostrare che la vocazione produttiva di Ravenna sul fronte del mare (grande risorsa per la Romagna) sia centrata sulla tradizione del suo polo chimico energetico a terra e offshore del porto industriale e commerciale. Al contrario la vocazione, sul fronte del mare, della provincia riminese (grande risorsa per la Romagna) è legata alle sue spiagge, alla bellezza, alla riqualificazione in essere dei lungomari e agli investimenti sulla tutela della balneazione, ai 27 milioni di presenze turistiche. I nostri lungomare si trasformano in parchi che si affacciano su un mare di acque pulite, grazie a un intervento sul sistema idrico fognario unico in Italia. È questione di economia, di lavoro, di relazioni. Surreale che si consideri la vocazione industriale di Ravenna con il suo polo chimico industriale estrattivo, il suo porto commerciale, esattamente uguale come la vocazione sul mare del riminese con le sue spiagge, le sue colline straordinarie, il suo turismo.  

Alla prospettiva green non vogliamo rinunciare. L’investimento strategico prioritario sulla transizione energetica ha bisogno più che di una scorciatoia in un territorio vocato, di un Piano Energetico romagnolo e regionale dove si individuano più azioni più forti, più siti per produrre i megawatt necessari per l’intera Romagna. Vogliamo essere chiari: compreso un eolico contemporaneo, sostenibile anche per il paesaggio, con tecnologie innovative (esempio, quelle danesi galleggianti) e non sotto costa.  

Oppure vogliamo continuare con il bis di tutto? Campi eolici comunque e ovunque? Aeroporti idem? Porti e avamporti se non industriali ma con attracchi per crociere ovunque? Non può essere che sia il mercato a decidere chi stia in piedi. Perché poi, molto spesso, ed è una lezione anche del Covid, sono i territori, le popolazioni, le economie a dover pagare il conto per tutti”.  

 

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Ultimo aggiornamento

15/05/2023, 16:31