occorre estendere a livello provinciale gli accordi e i protocolli sulla legalità e su ogni aspetto che riguardi il pericolo di infiltrazione nel tessuto socioeconomico locale, fatti da alcuni Comuni, tra questi Rimini, con la Guardia di Finanza e le forze dell’ordine.
I segnali e gli allerta oramai si accumulano, buon ultimo la biografia del boss Calvaruso, arrestato a Palermo domenica scorsa, che ha incrociato e non distrattamente il Riminese. Noi dobbiamo guardare al problema nella sua interezza e non solo a una notizia clamorosa sul giornale. Come vogliamo virare il tessuto socioeconomico di Rimini? Sempre più verso la legalità. Pare banale ma non lo è, visto che ogni giorno c’è chi (e non è isolato) ipotizza percorsi per uscire dalla crisi che in realtà sono scorciatoie darwiniane che lasciano i più deboli e i meno tutelati a terra, e che si fondano su un cinismo di fondo per il quale non importa più di tanto da dove provengano le risorse e il lavoro. Su questo si è innestato il problema pandemia che rischia di aggravare il preoccupante fenomeno delle infiltrazioni e ramificazioni mafiose e della criminalità non più soltanto nella costruzione di opere pubbliche ma nell'assorbimento di attività economiche private, oggi in devastante difficoltà dovute ai lockdown e alle risposte, troppo lente del sistema creditizio e anche dello Stato in tema di sostegni.
In questi anni abbiamo intessuto collaborazioni forti, che vedono la Prefettura, forze dell’ordine, istituzioni relazionarsi e lavorare in collaborazione con categorie, ordini professionali, sindacati. Ora serve il massimo sforzo. E la proposta delle organizzazioni sindacali per un Tavolo provinciale della legalità va sicuramente in questo senso”.