Il Rondone comune - Apus apus. Buone pratiche per la sua conservazione

Descrizione

 

 

rondone

Il rondone comune è protetto, come tutte le specie di uccelli, dalla Legge 157/1992 per la Tutela della fauna selvatica, dalla Direttiva Uccelli (79/409/CEE), dalla Legge 503/1981 di ratifica ed esecuzione della Convenzione di Berna relativa alla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale, dalla Convenzione di Bonn sulla conservazione delle specie migratorie e i loro habitat e dall’art. 635 del Codice Penale.

Il rondone comune è una specie di uccello di piccole dimensioni; non raggiunge i 20 centimetri di lunghezza, ha un’apertura alare di 38-44 cm e non supera i 50 grammi di peso. È quasi del tutto nera o marrone scuro con alcune screziature, fatta eccezione per il mento chiaro, tendente al bianco. Le ali sono falciformi, il becco cortissimo, scuro; notevole l’apertura della bocca grazie alla quale riesce ad acchiappare quanti più insetti volanti possibile. Si stima che una coppia di rondoni nel periodo riproduttivo nutre se stessa ed i pulli consumando in totale circa 600 mila insetti, agendo così da “insetticida naturale”.

rondone in volo

I rondoni sono l’unica specie di uccelli che ha abbandonato la terra per vivere quasi esclusivamente in volo: essi mangiano, bevono, dormono e si riproducono volando, posandosi solo per due mesi all’anno per deporre le uova ed accudire i piccoli nei nidi.

Il rondone costruisce il suo nido in punti nascosti tra le rocce, crepacci, cavità degli alberi e al giorno d’oggi, con la pressoché totale distruzione delle foreste primarie in cui nidificava, ha trovato negli edifici nuove opportunità per nascondere uova e pulli dall’attenzione dei predatori, nidificando in cornicioni, grondaie, tegole, intercapedini dei fabbricati, buche pontaie e facilmente anche nei nidi artificiali a cassetta, senza mostrare particolare fastidio per la presenza dell’uomo. Viene infatti definita specie “sinantropa” (dal greco syn “con, insieme” e ánthropos “uomo”) per l’adattamento che ha sviluppato verso gli ambiti alterati da una persistente attività umana, come gli ambienti urbani.

nido di rondone

I RONDONI A RIMINI

A livello locale o regionale, le modifiche agli edifici storici necessarie per la lotta ai colombi e per restauri/rifacimenti hanno causato la riduzione dei siti di nidificazione, soprattutto nei centri delle città, generalmente preferiti rispetto a sobborghi e piccoli centri abitati. Ad oggi risulta che i rondoni sono sempre più esclusi dagli edifici, per cui occorre prestare attenzione all’eliminazione di detti siti per non trovarsi con un trend irreversibile e rischiare l’estinzione della specie.

A Rimini il rondone comune nidifica in alcuni edifici storici, come le chiese di Sant’Agostino, di San Giuliano, della Colonnella e di Santa Rita, l’ex convento San Francesco, le mura, la biblioteca Gambalunga, la Rocca Malatestiana e il Palazzo del Podestà. Sono presenti colonie di rondone pallido, rondone comune, rondine e balestruccio in diversi edifici abbandonati della città, come alberghi chiusi o ex colonie.

Anche edifici più recenti accolgono nidi di rondoni, soprattutto sotto le tegole a coppo dei tetti, nei cornicioni o anche nei cassettoni delle tapparelle.

palazzo del podestà

In foto: Palazzo del Podestà, Rimini

BUONE PRATICHE

Si riportano di seguito alcune misure da adottare per favorire la nidificazione e la sopravvivenza del rondone anche nel Comune di Rimini, elaborate basandosi sul manuale “Edilizia sostenibile per la biodiversità” di Lipu – Ecologia Urbana, sui regolamenti comunali di varie città tra cui Torino, Firenze, Milano, Cento (FE), Brescia, Bergamo e sul Piano quinquennale di controllo del colombo della Regione Emilia-Romagna. Tali misure sono valide anche per altre due specie di rondone, meno diffuse in Italia: il rondone pallido, anch’esso nidificante in ambito urbano, e il rondone maggiore, che nidifica prevalentemente in ambienti rupestri.

  • Nell’ambito dei lavori sugli edifici, è sconsigliato effettuare interventi di disturbo nel periodo riproduttivo (da fine marzo a tutto luglio). Secondo la Convenzione di Berna e la Legge nazionale 157/1992, è fatto divieto di abbattere i nidi che risultino in essere e/o in fase di costruzione. Occorre rispettare i nidi esistenti attraverso un’idonea tempistica dei lavori di rifacimento delle facciate degli edifici, nonché creare siti di nidificazione sotto alle grondaie, nei sottotetti, nei garage (installando piccole mensole di sostegno) e nella prima fila dei coppi del tetto. L’installazione dei ponteggi non deve ostruire l’accesso ai nidi.
    I teloni anti-polvere, se applicati sulle impalcature, dovrebbero essere installati prima del periodo riproduttivo e in modo da non lasciare alcuna apertura per evitare l’ingresso e il conseguente intrappolamento dei rondoni.

  • Sui tetti, per favorire la nidificazione dei rondoni occorre lasciare aperti tutti i coppi finali per una profondità di almeno 30 cm e almeno due file di coppi nelle parti superiori del tetto. Il coppo da lasciare aperto deve essere murato al successivo, rialzandolo di 4 cm, in modo da consentire l’accesso al sottocoppo (anche utilizzando un coppo tagliato). Se la posa in opera della grondaia avviene a distanza ravvicinata rispetto alle tegole, la seconda fila di coppi dovrà poggiare per almeno il 30% degli elementi su un coppo tagliato, così da determinare un rialzamento di 4 cm (tale accorgimento migliora anche la ventilazione del sottotetto, proteggendola da ristagni di umidità).
    Sarebbe preferibile non installare la grondaia o, in alternativa, installarla un po’ più in basso, in modo da garantire l’accesso dei rondoni alla prima fila di coppi.

sottocoppi aperti

sottocoppi chiusi

  • Si invita a creare siti di nidificazione in edifici, compresi i sottotetti e le facciate, preferibilmente con esposizione verso nord, est o nord-est. Allo stesso modo i sottocoppi non dovrebbero essere occlusi, poiché oltre all’eliminazione di un ottimo sito di nidificazione, potrebbero venire sepolti vivi pulli e/o adulti di rondone o di altre specie.

  • Gli edifici e i manufatti provvisti di vetrate e altri pannelli trasparenti e/o riflettenti sono causa di collisione da parte di avifauna. Per questa ragione è da preferire l’uso di vetro poco riflettente (grado di riflessione massimo 15%) oppure traslucido o bombato. I pannelli trasparenti e/o riflettenti dovrebbero essere dotati di idonee marcature (es. adesivi con sagome di animali) o di strutture che ne permettano l’individuazione da parte dell’avifauna (es. grate, brise-soleil, tende). Specifiche attenzioni dovrebbero riguardare gli edifici posti presso la vegetazione e quelli situati vicino alle rotte potenziali di migrazione dell’avifauna (es. corsi d’acqua, parchi, boschi). Le canne fumarie ed i comignoli sui tetti dovrebbero essere provvisti di grate o di reti antintrusione, per evitare l’intrappolamento agli uccelli, anche in funzione di sicurezza dell’impianto.

  • Sulle vetrate che circondano i campi sportivi all’aperto, come ad esempio quelli da padel, occorre applicare delle vetrofanie (adesivi) per evitare la collisione degli uccelli. Il campo da padel di Rivazzurra, a Rimini, si è recentemente dotato di tali accorgimenti, in particolare utilizzando vetrofanie con sagome di volatili, che non interferiscono col gioco del padel e hanno l’effetto di ridurre a zero le collisioni con le pareti e quindi le lesioni, anche fatali, degli uccelli.

campo da padel con vetrofanie

Nell'immagine: campo da padel di Rivazzurra (Rimini)

  • L’illuminazione artificiale attira e disorienta gli uccelli, che entrano in collisione con gli ostacoli o risultano stressati o esausti. Un’opportuna scelta delle lampade, la conformazione e il posizionamento dei lampioni e i criteri gestionali possono ridurre questo rischio. Relativamente all’illuminazione stradale, occorre evitare l’irraggiamento diffuso e diretto verso l’alto per ridurre l’inquinamento luminoso. I lampioni devono concentrare i fasci di luce verso i luoghi effettivamente da illuminare. È anche opportuno scegliere lampade rispettose per l’ambiente (es. a vapori di sodio, led). I siti di nidificazione e di svernamento degli uccelli non dovrebbero ricevere i fasci di luce delle illuminazioni.

  • La chiusura delle cavità negli edifici ai fini di impedire la nidificazione di colombi di città (piccioni) non deve essere totale, ma selettiva, per non interferire con i rondoni od altre specie non-target, quali passeri e pipistrelli. I fori presenti nelle pareti, le buche pontaie ed altre cavità analoghe possono essere interdette alla nidificazione dei piccioni per mezzo del restringimento selettivo, ricorrendo a barriere (laterizio, pietra, lamiera, reticella) con fessura basale di altezza min. 3,5 – max 5 cm e di larghezza minima di 6-6,5 cm. Tali accorgimenti vanno adottati solo dopo aver verificato l’assenza di colombi o nidi all’interno della cavità.

  • Il ricorso alle cosiddette “punte anti appoggio” o “anti posa” utilizzate per ostacolare la sosta dei colombi di città sui cornicioni causano in realtà effetti cruenti ben documentati, sia sui colombi che su altre specie come i rondoni. Gli aghi “anti posa” possono essere sostituiti da dissuasori in plastica o policarbonato con la punta arrotondata, oppure da interventi di correzione dell’inclinazione dei ripiani di cornici e cornicioni che così diventano repellenti per i colombi, con risultati definitivi.
    È da sconsigliare l’uso di gel anti posa poiché l’esposizione a luce, sole, intemperie, sporcizia e inquinanti lo trasformano in una massa appiccicosa che ha effetti anche mortali su tutti gli animali che ivi si posano o transitano, compresi i rondoni.

esempi di edilizia sostenibile per la biodiversità

Nell'immagine: Buone pratiche dal manuale “Edilizia sostenibile per la biodiversità” di Lipu – Ecologia Urbana.

Informazioni

Il rondone comune si trova in quasi tutte le regioni d’Europa, Asia e Africa mediterranea, dove in primavera nidifica (indicativamente tra marzo e luglio), per poi svernare al caldo dell’Africa sud-sahariana o dell’Asia meridionale, effettuando nella sua vita oltre 20 migrazioni.

traiettorie di migrazione dei rondoni

Nell'immagine: Traiettorie di migrazione dei rondoni. A sinistra: migrazioni autunnali di 6 individui in cui i puntini rappresentano le posizioni medie di 3 giorni e i punti gialli rappresentano periodi di pausa in cui l’uccello non si è mosso (2 giorni o più). Le linee tratteggiate rappresentano mancanza di dati attorno l’equinozio di autunno. A destra: traiettorie di migrazione primaverile per gli stessi uccelli di sinistra. (Åkesson et al., 2012)

Il rondone è un’importante “specie ombrello”, la cui conservazione aiuta indirettamente quella di altre specie: favorire la sua nidificazione significa quindi favorire anche la sopravvivenza di tanti altri piccoli animali, migliorando la biodiversità in generale.

In genere le coppie, che restano fedeli per molti anni, ogni primavera ritornano allo stesso sito di nidificazione. Le uova deposte sono due o tre e vengono incubate da maschio e femmina. Anche l’allevamento dei piccoli è compito di entrambi: instancabilmente i genitori in questa fase restano in volo continuamente, alla ricerca di cibo. L’involo della prole avviene negli ultimi giorni di luglio: una volta lasciato il nido i giovani rondoni sono già esperti e non vi fanno più ritorno. All’inizio di agosto il compito dei genitori è già concluso e sono pronti per ripartire verso l’Africa.

Data di pubblicazione
Data fine

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Ultimo aggiornamento

24/12/2024, 17:12