77° anniversario della Liberazione d’Italia: la deposizione della corona in memoria ai caduti nelle officine ferroviarie, le prime ad essere bombardate a Rimini

Il ricordo del 22enne ferroviere partigiano Walter Ghelfi.

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Si è svolta, negli spazi delle ex Officina Grandi Riparazioni in viale Tripoli, una sentita cerimonia di commemorazione per il 77° anniversario della Liberazione d’Italia.

Durante la cerimonia è stata deposta una corona presso il monumento in memoria dei lavoratori caduti, sito nel cortile interno delle Grandi Officine, uno dei primi luoghi colpiti nei bombardamenti della città di Rimini.

Numerosi i partecipanti tra cui diversi operai, i rappresentanti della Polizia ferroviaria, l’ing. Antonio Bernardini, Responsabile dello stabilimento, l’Assessora alla Mobilità Roberta Frisoni, Lanfranco De Camillis dell’ ANPI, Paolo Zaghini, dell’Istituto per la storia della Resistenza e dell’Italia contemporanea della Provincia di Rimini, e Don Lauro Bianchi.

Significativo il ricordo del ferroviere Walter Ghelfi, ucciso all’età di 22 anni. Nato il 3 agosto 1922 a Rimini, dove era residente, Ghelfi aderì presto alla Resistenza militando nella 8^ Brigata, dove divenne “Commissario politico di compagnia”. Catturato durante il grande rastrellamento di aprile '44 in Romagna, detenuto dapprima a Forlì e poi Bologna, il 5 luglio 1944 fu trasferito con altri detenuti politici al campo di concentramento di Fossoli, dove alcuni giorni dopo - il 12 luglio - fu fucilato assieme ad altri 66 internati nell'eccidio del poligono di Cibeno.

Walter Ghelfi fu riconosciuto dalla Commissione Regionale partigiano della 8^ Brigata, con un ciclo operativo dall'8 settembre 1943 al 12 luglio 1944 e insignito della medaglia d’oro.

Alcuni passaggi del discorso dell’Assessora Roberta Frisoni:

“Questo appuntamento è l’occasione per ritrovarsi, stringersi e ricordare insieme il valore della libertà, anzi, della liberazione dalla guerra, dai conflitti.

Già, la guerra… Fatichiamo quasi a pronunciarla questa parola tanta è la ripugnanza che abbiamo verso quello che rappresenta.

Eppure mai come oggi siamo chiamati a farci i conti, a guardarla in faccia negli occhi di quelle mamme, di quei bambini, di quei ragazzi ucraini che hanno cercato da noi, a Rimini, un luogo sicuro dove rifugiarsi.

Li incontriamo per strada, anche poco distante da qui, sul percorso del Parco Cervi, diretti magari verso la Questura per registrarsi. Li stiamo accogliendo nelle nostre strutture, nelle nostre scuole, nella nostra comunità con la generosità e l’accoglienza di cui siamo capaci.

Ma sullo sfondo resta sempre l’incapacità di comprendere e di spiegare ai nostri figli come nel 2022 si possano ancora vedere città bombardate, case sventrate, cadaveri per strada, di donne, uomini, ragazzi, bambini.

Non si possono comprendere le immagini di stazioni invase da civili in fuga devastate da esplosioni. Vedere le immagini di passeggini divelti, di corpi stesi inermi.  

In tutto questo, che ci risulta incomprensibile perché così contrario ai nostri valori, fatichiamo a vedere un dopo, una prospettiva.

E allora mi affido alle parole di Tonino Guerra: ‘Spesso l’orizzonte è alle nostre spalle.’ Spesso l’orizzonte è alle nostre spalle, un messaggio che incarna il significato della celebrazione di oggi.

Guardiamo al 25 aprile 1945, a quello che rappresenta e rendiamoli sempre il nostro orizzonte.”

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Ultimo aggiornamento

24/04/2024, 00:10